Ottobre 2022
L’arrivo a Lusaka, l’impatto col paese e la cooperazione internazionale
Giovedì 18 agosto
Atterro all’aeroporto di Lusaka alle 20:20.
Sbrigo le solite pratiche burocratiche per entrare in un paese extra europeo, ed eccomi, sono in Zambia.
Esco dall’aeroporto, cambio dei contanti, aspetto l’autista. Per la prima tappa del viaggio ho un volto amico ad accogliermi, Ylenia, un’amica che lavora per l’organizzazione AfricaChiama mi ospita a casa sua, a Lusaka west oltre Kanyama, nella zona delle cosiddette farms.
Arrivo a casa, elettrizzato, shakerato, curioso, pieno di domande, ma anche tanto stanco….
Buonanotte Zambia, inizia la nostra avventura.
Venerdì 19 agosto
La mattina accompagno Ylenia a lavoro, al Shalom center, sono curioso di conoscere tutte le attività dell’organizzazione.
Sfortunatamente in questo periodo le scuole sono chiuse, inoltre nell’area mancano elettricità e acqua, perciò le attività sono momentaneamente ferme.
Rimango sorpreso dalla grandezza del centro e del numero di attività di diverso tipo che vengono svolte ogni giorno. Il centro è nato con l’idea di fornire diversi servizi alla popolazione che vive a Kanyama, il compound più grande di Lusaka dove si vive nella totale negligenza da parte delle autorità locali. Nonostante ciò, di giorno è una zona molto viva dove, con le dovute precauzioni, è possibile girare a piedi senza particolari remore, infatti Ylenia mi accompagna a fare un breve giro per il compound.
La struttura ospita una scuola primaria, una scuola secondaria, una clinica, un centro maternità e un centro di fisioterapia. Grazie ai fondi di un progetto UE, stanno rinnovando l’intera struttura e costruendo nuovi edifici per ospitare un corso di teatro, un negozio, un centro di formazione professionale e un campo da pallacanestro.
La sera io e Ylenia ceniamo insieme ad Alessia in un delizioso ristorante libanese. Alessia è una cooperante e mi invita a visitare nei prossimi giorni il progetto in cui lavora.
Sabato 20 agosto
Insieme a Ylenia, raggiungo il DISACARE wheelchair center che si occupa di empowerment delle persone in carrozzina attraverso lo sport.
In particolare il Baskin, inclusive basket, ovvero una partita di pallacanestro dove tutti, persone con e senza disabilità, giocano su delle speciali sedie a rotelle. Giochiamo tutti insieme e scopriamo che il Baskin non è solo un gioco molto divertente, ma anche una vera e propria disciplina che porterà la squadra a disputare una partita in Zimbabwe nelle prossime settimane.
Domenica 21 agosto
Insieme a due amici zambiani andiamo in macchina al Lusaka National Park, un parco nazionale nella zona sud-est della capitale.
Il biglietto costa 30 ZMK a testa (circa €2) e possiamo girare con la nostra macchina e, se lo desideriamo, possiamo uscire dal veicolo dal momento che nel parco non ci sono predatori.
Il parco non è considerato all’altezza degli altri presenti nel paese per via del fatto che il paesaggio è meno interessante e ci sono pochi animali da avvistare. Infatti, trascorrendo tre ore nel parco riusciamo a vedere un solo animale, una giraffa (che scopriamo a posteriori essere un ottimo risultato).
Trovo invece interessante l’ Elephant Orphanage Project dove, pagando un biglietto, è possibile vedere e interagire con i cuccioli di elefante parte di un programma di salvataggio.
Lunedì 22 agosto
Il mattino sono tornato insieme a Ylenia allo Shalom center. Sono tornate acqua ed elettricità e sono ripartite le attività, ad eccezione della scuola primaria e secondaria visto il periodo di vacanze. Dopo aver lavorato un paio di ore insieme nel suo ufficio, mi porta a vedere nel concreto le attività del centro.
Iniziamo attraverso l’ufficio di counselling dove si effettuano test rapidi per l’HIV, viene fornito supporto psicologico e l’avviamento di un percorso per il trattamento dell’AIDS.
Continuiamo con la fisioterapia per le persone con disabilità che viene fatta sia allo Shalom che in domicilio attraverso delle home visit.
Proseguiamo all’interno della maternità, dove è presente un centro analisi, l’ufficio madre-figlio dove si monitora la gravidanza e si effettua il “family planning” (pianificazione familiare e quindi la distribuzione di metodi contraccettivi sulla base delle necessità e volontà della famiglia). Terminiamo la visita con la clinica maternale che a breve inizierà ad essere in funzione.
Dopo l’ottimo pranzo cucinato nella mensa di Shalom, mi sposto con un Ulendo (applicazione di taxi, simile ad Uber) all’ospedale di Kanyama per conoscere il progetto in cui lavora Alessia Defendi.
Alessia lavora per un progetto finanziato da Fondazione PRO.SA ma interamente implementato da una organizzazione locale chiamata Ulemu – no one excluded. L’obiettivo è il contrasto alla GBV (Gender-Based Violence) di diversa natura (economica, emotiva, fisica, sessuale) tramite il centro, attività di sensibilizzazione e workshop. Il centro è il primo passo per la gestione del caso, una volta ricevuta la segnalazione parte la presa in sicurezza e il supporto. La sensibilizzazione sulla tematica viene fatta nei teatri, scuole, chiese e per strada. Per ricevere un’adeguata segnalazione dei casi esiste una comunità di adulti volontari formata da figure di riferimento come neighborhood watcher, direttori del mercato, medici tradizionali, figure religiose,…
Alessia si occupa sia della gestione completa del progetto che dello sviluppo dell’organizzazione locale. Il suo fine è rimanere il tempo necessario per formare una buona infrastruttura in grado di reggersi da sola.
Martedì 23 agosto
Il mattino prendo un taxi per raggiungere la casa delle Suore Comboniane. Mi aspetta sorella Kasumi e l’accoglienza è delle migliori, le sorelle mi offrono del caffè, da loro prodotto, e biscotti. Sorella Kasumi mi propone di andare insieme a loro a Mongu dal 1 al 4 settembre, così da poter visitare il progetto concluso di Guardavanti “Madre Terra“.
Le sorelle mi invitano a rimanere per pranzo e io accetto volentieri.
Mercoledì 24 e giovedì 25 agosto
Sfrutto queste due giornate a casa di Ylenia per ragionare e pianificare i prossimi impegni insieme a Licia e Paolo. Sono giornate di call, riflessioni, pianificazione per i progetti dei prossimi anni, definizione delle mie attività in queste settimane nel paese.
Inizio ad ambientarmi nella città.
Girare per Lusaka è completamente diverso rispetto alle città a cui siamo abituati. Funziona tutto con regole diverse e ci vuole del tempo per capirle. Prima di tutto il trasporto pubblico, ovvero i minibus. Solo dopo una settimana capisco finalmente che funzionano come veri e propri autobus di linea che seguono un tragitto prestabilito e hanno tariffe fisse. Partono solo se pieni e con la musica sparata al massimo. Ognuno ha una scritta colorata sul retro – lo slong personale dell’autista. Ogni strada passa per il centro che è un ingorgo di macchine e persone dove puoi comprare qualsiasi cosa aspettando al semaforo dato che tutti hanno ceste piene di oggetti che vendono a chi sta seduto in macchina.
È un caos, ovunque c’è musica e rumore, in alcuni momenti ammetto che mi è mancato il silenzio! Anche se in realtà dentro questo caos ho trovato una voglia di fare pazzesca. Nonostante i tempi dilatati, mi sembra di vivere su una velocità diversa rispetto alla routine in Italia, la testa è in continua connessione, i sensi mi sembrano aumentati e le tante cose da fare mi danno una carica incredibile.
FINE PRIMA PARTE